Primo incontro con Stephen King


Stephen King è ormai considerato un grande scrittore, uno che fa parte dei grandi della letteratura occidentale contemporanea. Ma non è stato sempre così: anzi, all’inizio della sua carriera letteraria King fu molto criticato per il suo stile eccessivamente semplice e perché si riteneva che avesse scelto un genere di serie B; come raccontano benissimo Michela Murgia e Chiara Tagliaferri nella puntata di Morgana a lui dedicata.

Se volete conoscere meglio la sua storia, e anche sapere perché una puntata di un podcast che parla di donne sia stata dedicata ad un uomo, ascoltatela qui.

Non avevo mai letto nulla di suo, né visto nessun film tratto da sue opere se non Stand by me in adolescenza; l’avevo sempre solo conosciuto per le sue interviste caratterizzate dalla grande simpatia.

Ho deciso quindi di iniziare dalla raccolta Stagioni diverse, che contiene quattro racconti lunghi – o romanzi brevi, che dir si voglia – ciascuno dei quali occupa una sezione della raccolta dedicata a una delle quattro stagioni.

Vi racconto qui le sezioni L’eterna primavera della speranza che contiene il racconto Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, ispiratore del film Le ali della libertà, e L’autunno dell’innocenza, che contiene il racconto Il corpo, da cui è tratto Stand by me, film secondo me imprescindibile in un percorso di formazione in adolescenza.

In Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank i protagonisti sono Andy e Red, condannati per omicidio nel carcere di Shawshank, da cui Andy riuscirà fortunosamente ad evadere, elaborando un piano estremamente accurato e tenuto nascosto a chiunque, perfino all’amico Red. Il narratore è il più anziano Red, che ormai si è assestato nella prigione ricreando una sua normalità nella quale riesce a procurare qualsiasi cosa serva ai suoi compagni, ed è riuscito ad acquisire uno status che gli permette effettivamente di essere qualcuno nella prigione. Red rimane fin da subito colpito dalla figura di Andy, e dalla sua libertà interiore evidente anche nella condizione in cui si trova. Libertà e speranza (anche quando sembrerebbe irrazionale sperare ) sono le caratteristiche di Andy, che gli permettono di sopravvivere restando a galla tra i soprusi di compagni, guardie e direttori grazie alle sue competenze nelle faccende fiscali e alla determinazione di raggiungere l’obiettivo, la libertà. Il racconto è avvincente e profondo, così come l’acclamato film del 1994.

Stand by me, è il racconto che ho preferito in assoluto. Tutto mi ha fatto innamorare: lo stile di scrittura, le ambientazioni, ma in particolar modo i protagonisti: i quattro dodicenni Chris, Gordie, Teddy e Vern, che sul finire dell’estate si imbarcano in una spedizione di ricerca del cadavere di un loro coetaneo morto qualche settimana prima, travolto da un treno in corsa.

Gordie Lachance è il narratore che, ormai adulto e scrittore di successo, decide di raccontare la storia di quei due giorni intensi e folli dopo aver saputo della morte violenta di Chris, l’amico dei suoi dodici anni che è stato determinante per il suo futuro. La narrazione è a incastro, costruita con flashback e racconti nel racconto – Gordon racconta storie di sua invenzione agli amici, e nel libro troviamo anche il primo racconto in assoluto da lui scritto – e richiede una lettura lenta e concentrata. Me lo sono goduto tantissimo, centellinando ogni parola! Uno degli aspetti che mi ha più colpito è la forza dei dialoghi nella loro estrema semplicità. I dialoghi tra Chris e Gordie meritano di essere incorniciati uno ad uno. Chris Chambers è il personaggio che sicuramente spicca sugli altri (fu interpretato in modo strepitoso da River Phoenix nel film del 1986), anche per il posto speciale che occupa nel cuore del narratore: la condizione sociale della sua famiglia fa sì che gli adulti, compresi i professori e i genitori dei suoi amici, abbiano grandi pregiudizi su di lui. Sono pregiudizi che pesano su di lui, che non ha avuto neanche la possibilità di riscattarsi da un furtarello commesso a scuola, anche se lo avrebbe voluto. Chris sprona Gordie a studiare, a coltivare il talento che ha nel raccontare, valorizza questa sua abilità che invece Gordie stesso è portato a sottovalutare.

Come dice King attraverso Gordie in questo racconto: “Le cose più importanti sono le più difficili da dire, perché le parole le rimpiccioliscono”. Dunque mi fermerò qui, invitandovi semplicemente a leggere questi due racconti.

La mia amicizia con Stephen King è appena iniziata, e continuerà per molto, lo so!

 

Primo incontro con Stephen Kingultima modifica: 2021-05-07T12:30:36+02:00da giuliadibez
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