Angela’s ashes, “Le ceneri di Angela”, è il primo dei tre romanzi che compongono l’autobiografia letteraria di Francis McCourt, detto Frank.
Le ceneri sono quelle del focolare di volta in volta improvvisato che Angela, la madre di Frank, si ritrova a fissare, nei momenti in cui si perde in sé stessa, quasi per isolarsi e proteggersi dal troppo dolore che la vita le riversa addosso.
McCourt inizia a scrivere a 58 anni, quando va in pensione dopo una vita passata ad insegnare nelle scuole americane, e il suo primo libro è proprio “Le ceneri di Angela”.
Il romanzo si apre con l’incontro fra due emigrati irlandesi a New York, Angela Sheehan e Malachy McCourt, che quasi per caso si trovano a metter su famiglia insieme; seguono poi le vicende della famiglia e in particolare quelle del primogenito, Frank, fino ai 19 anni.
A mio parere, il tratto più bello del romanzo è il punto di vista del narratore: infatti a raccontare la storia è proprio il piccolo Frank, e il lettore vede il mondo e le vicende dei McCourt attraverso i suoi occhi. Penso che solo questo mi abbia impedito di mettere giù il libro dopo qualche decina di pagine: infatti alla famiglia McCourt accade in serie ogni sorta di disgrazie, a partire dalla morte prematura della piccola Margaret, l’unica figlia femmina, che era la luce degli occhi dei suoi genitori e la ragione per cui Malachy, il padre, sembra riuscire per un breve momento a staccarsi dalla dipendenza che lo affligge, quella dall’alcool. Proprio per l’innocenza, la semplicità e la spontanea ironia dello sguardo di Frank, a tratti mi sono trovata anche a sorridere, se non proprio a ridere, leggendo alcune pagine. Il padre, Malachy sr, è davvero un ubriacone e un irresponsabile: non trova lavoro, e se lo trova lo perde quasi subito, passa le notti al pub e quando torna a casa sveglia i figli gridando canzoni irlandesi, ma guardandolo attraverso gli occhi di Frank non possiamo fare a meno di volergli bene e provare per lui una sorta di compassione, pur essendo consapevoli delle sue mancanze e delle responsabilità che ha nella vita di stenti che conduce la sua famiglia.
Il ritorno in Irlanda della famiglia McCourt, a seguito proprio della morte di Margaret, non fa che peggiorare le sorti della famiglia. I coniugi McCourt si trovano con quattro figli – oltre al primogenito Francis e al secondo, Malachy jr, sono nati infatti i gemelli Eugene e Oliver – in un paese poverissimo, provato dalla recente guerra di indipendenza dall’Inghilterra (McCourt nasce nel 1930) e a pochi anni dal secondo conflitto mondiale, a cui anche gli irlandesi prenderanno parte insieme alle truppe inglesi. Ma tutto questo resta sullo sfondo: in primo piano c’è Frank, che inizia la scuola e scopre una realtà nuova scoprendo anche sé stesso. Quando rischia di morire a causa del tifo, viene ricoverato in ospedale per tre mesi e lì scopre la lettura, che diventa una sua passione. A 13 anni lascia la scuola perché viene rifiutato dalla scuola superiore dei Fratelli cristiani, a cui era stato indirizzato dal maestro; ma non rinuncia alla sua fame di conoscenza e alla sua voglia di libertà. Infatti con i primi lavoretti inizia a mettere da parte i soldi per tornare in America.
La figura del padre si fa sempre più assente, muoiono i fratellini Eugene e Oliver e ne nascono altri due, la miseria è sempre più nera e Angela si rivolge ad associazioni caritatevoli cattoliche, come la San Vincenzo, che spesso però nascondono ipocrisia e bigottismo. La fede del piccolo Frank è spontanea e genuina: gli sono stati trasmessi dei gesti e dei riti, delle regole che non comprende appieno, ma si sente al sicuro nella chiesa di San Francesco, il santo che porta il suo nome, e dialoga con lui chiedendogli grazie o anche arrabbiandosi e piangendo quando sente di aver subito ingiustizie. La familiarità precoce con la morte, non solo dei fratelli ma anche di una compagna di ospedale e poi della prima ragazza di cui si innamora, Theresa, rendono Frank sensibile al dolore e pieno di domande che non trovano risposta.
Il libro cattura grazie allo stile semplice, ai fatti crudi e veri che vengono narrati, alla sincerità e bellezza d’animo di Frank, che vediamo crescere pagina dopo pagina, con le sue crisi, i suoi slanci, i suoi drammi. Quando si chiude l’ultima pagina viene subito voglia di aprire il secondo romanzo.
Questa lettura è rimasta per giorni nella mia mente, facendo nascere in me curiosità anche rispetto alla storia e alla cultura irlandese, che è sullo sfondo ma è parte integrante della vicenda.