Guido Gozzano, poeta da scoprire: il primo incontro


Un’aula dell’università La Sapienza di Roma, primo anno della facoltà di Lettere e Filosofia, triennale in Studi Italiani, secondo semestre. Corso di letteratura italiana contemporanea su Gozzano e i crepuscolari. 

Poeti già saputi, già inquadrati dalla frettolosa etichetta scolastica; ma intuivo, studentessa affamata di scoperte, che avevo ancora molto da imparare.

Ero seduta al primo banco, col quaderno aperto sulla prima pagina bianca – che secchiona! – vicina alle compagne di sempre, con le quali avevo deciso di seguire anche quel corso, come tanti altri.

Il professore aprì una edizione delle Poesie di Gozzano – appuntata, piena di post-it, pagine ingiallite – e lesse. Leggeva da La via del rifugio, prima raccolta poetica del giovane poeta torinese.

Leggeva Il responso, poesia dall’aria di cantilena, come molte di Gozzano, con le parole affilate scelte una a una.

Parla del poeta che va a trovare la sua amica Marta: è sera tardi e i due stanno in silenzio, si scambiano solo poche parole. Marta è come una sibilla antica, e il poeta sente che può fidarsi, che può dire a lei la sua tristezza.

Ah! Se potessi amare! – Vi giuro, non ho amato
ancora: il mio passato è di menzogne amare.

– Mi piacquero leggiadre bocche, ma non ho pianto
mai, mai per altro pianto che il pianto di mia Madre.

Come una sorte trista è sul mio cuore, immagine
(se vi piace l’immagine un poco secentista)

d’un misterioso scrigno d’ogni tesoro grave,
me ne gittò la chiave l’artefice maligno,

l’artefice maligno, in chi sa quali abissi…
Marta, se rinvenissi la chiave dello scrigno!

A questo punto, lo ricordo ancora bene, ho sentito come una scossa: il cuore come uno scrigno pieno di tesori, ma la chiave non c’è, è stata gettata in chissà quali abissi dall’artefice di quello scrigno, un artefice malvagio! Perché creare uno scrigno e privare chi lo possiede della possibilità di aprirlo e godere dei tesori che contiene? Il poeta desidera, sospira disperatamente di ritrovare la chiave di quello scrigno.

A distanza di dieci anni da quel primo impatto, ancora mi commuove l’immagine – un poco secentista – usata da Gozzano: mi sembra così efficace per descrivere lo smarrimento che ogni tanto ci prende quando non sappiamo decifrare il mistero, il groviglio, il guazzabuglio (per dirla con Manzoni, un altro genio dell’umano) del nostro cuore.

Ma la poesia va avanti, e lascia balenare una possibilità:

Se al cuore che ricusa d’aprirsi, una divota
rechi la chiave ignota dentro la palma chiusa,

per lei che nel deserto farà sbocciare fiori,
saran tutti i tesori d’un cuore appena aperto.

Potrebbe essere che esista qualcuno in grado di ritrovare la chiave? Questa per Gozzano è la possibilità segreta dell’amore: qualcuno che possa restituirci la chiave di quello scrigno che siamo, e ci renda così in grado di comprendere (abbracciare) noi stessi e di godere dei nostri propri tesori.

La poesia si chiude con disillusione perché, come avrei presto imparato, Gozzano ama crogiolarsi nel proprio disincanto: ma il desiderio e la disperazione di quei versi mi fecero scoppiare in lacrime proprio lì, nella prima fila di quell’aula, col quaderno aperto  sulle ginocchia e la penna in mano. Il professore notò le mie lacrime, e mi guardò stralunato: non sapeva che era nata una storia d’amore quel giorno, tra me e Guido Gozzano, una storia che dura tutt’ora. Ho iniziato a leggere tutto, a studiare, approfondire. E ho anche scoperto di possedere, a casa, reliquia degli anni universitari della mia mamma, una stupenda edizione Einaudi delle Poesie gozzaniane; ne ho comprate altre due negli anni – a un compleanno mi sono fatta anche regalare il mitico Meridiano Mondadori, oggetto del desiderio di ogni letterato secchione che si rispetti.

Dopo qualche anno da quel primo incontro, già con due figli ma sempre decisa a laurearmi, andai a chiedere la tesi magistrale proprio a quel professore: su Gozzano, naturalmente.

Ma questa è un’altra storia, e la racconteremo un’altra volta.

Guido Gozzano, poeta da scoprire: il primo incontroultima modifica: 2020-12-14T20:12:08+01:00da giuliadibez
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