Isabel Allende, La casa degli spiriti


“D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima”, diceva Calvino (nel volume Perché leggere i classici).

Ognuno di noi ha i suoi classici personali, quei libri che non ci stanchiamo di rileggere, e che teniamo sempre a portata di mano perché sappiamo che li rileggeremo, più volte di di seguito o a distanza di qualche anno, non importa. Ciò che conta è che sono sempre nuovi, hanno sempre qualcos’altro da dire, che ce ne fa innamorare di nuovo.

Nella mia lista di classici sicuramente un posto d’onore è occupato da La casa degli spiriti, il primo romanzo di Isabel Allende: una straordinaria saga familiare – pietra miliare del genere – in cui la Storia (il golpe cileno del ’73, anche se mascherato) si intreccia con le storie dei singoli. Protagoniste sono tre generazioni di donne – Clara, Blanca e Alba – insieme a Esteban Trueba, che di queste è marito, padre e nonno.

La mia adorata professoressa di italiano delle medie – una docente del vecchio stampo, di quelle che facevano imparare a memoria le poesie di Leopardi e di Pascoli, nonché il proemio dell’Iliade rigorosamente nella traduzione poetica di Vincenzo Monti (Cantami o Diva del Pelìde Achille…) – in terza ci assegnò come lettura La casa degli spiriti: mia madre ne aveva in casa un’edizione, e mi ricordo che lo lessi rapidissimamente, divorando ogni pagina. Ne uscii colpita dalle descrizioni così realistiche e al tempo stesso fantastiche, piegata dalla crudezza di certe pagine e perdutamente innamorata delle protagoniste Clara, Blanca e Alba

Durante il liceo c’è stata la seconda lettura e si è rinnovato l’amore e il dolore per la sorte di queste tre donne che sentivo vicine, anche se non sapevo decidere in quale delle tre mi ritrovassi di più: Clara la chiaroveggente, che sta in silenzio, che parla coi morti, la magica Clara; Blanca l’innamorata, l’appassionata, la ribelle; Alba la figlia, la nipote, l’amante, l’amica, la rivoluzionaria, la prigioniera. Forse tutte loro erano diventate ormai un pezzettino di me.

Ho ripreso in mano questo libro a distanza di più di dieci anni questa estate: non ricordavo quasi nulla, e guardandolo al suo posto d’onore in libreria, ho deciso di rileggerlo.

È stato come aprirlo per la prima volta, e l’ho letto lentamente, assaporando ogni pagina. Dopo il periodo per me lungo e pesante della quarantena, in cui spesso non avevo avuto tempo da dedicare alla lettura – tra la didattica a distanza e i bambini – mi sono ritrovata a centellinare le pagine per prolungare il piacere di essere in quella compagnia, in quell’atmosfera magica, estranea e lontana ma così familiare. Ho rivissuto con consapevolezza maggiore le vicende dolorose e felici delle tre generazioni di protagoniste, e mi sono accorta di più anche dei personaggi che le accompagnano, caratterizzati da un’umanità intensa, quasi fastidiosa: ho osservato ogni dettaglio delle loro vite, e una volta chiuso il libro ho sorriso pensando che ogni volta che avessi voluto, avrei sempre saputo dove ritrovarlo.

 

 

 

 

Isabel Allende, La casa degli spiritiultima modifica: 2020-10-16T18:30:21+02:00da giuliadibez
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